Marzio Ginetti, cardinale legato di Ferrara dal 1640 al 1642.
Originario di Velletri, ove nacque il 6 aprile 1585 da nobile famiglia oriunda bergamasca, ben inserita nel patriziato veliterno, compì gli studi al Seminario romano e poi si laureò in diritto civile e canonico; entrato in prelatura, fu cameriere segreto di Paolo V e con Urbano VIII divenne segretario della Sacra Consulta, ufficio che implicava una stretta collaborazione col card. nepote e dava un ruolo rilevante nel controllo dell'amministrazione temporale dello Stato; dal 1626 fu pure prefetto della casa pontificia, titolo che da allora, per volere del papa, fu cambiato in maggiordomo pontificio.
Assegnatogli il titolo cardinalizio il 6 ottobre 1627 e deputato vicario in spiritualibus di Roma il 30 ottobre 1629, quale inquisitore generale fece parte della commissione cardinalizia che il 22 giugno 1633 condannò Galileo Galilei.
Il 17 settembre 1635 fu nominato legato a latere presso l'imperatore perchè si adoperasse con i delegati delle potenze belligeranti ad avviare le trattative di pace della guerra dei Trent'anni; non riuscendo a comporre le profonde divergenze tra Impero e Francia, venne sospeso il suo incarico.
Fu deputato legato di Ferrara il 19 novembre 1640, giungendo il città il 1° dicembre.
La sua partenza anticipata è dovuta alla guerra con Parma e alla nomina, per la seconda volta, del card. Antonio Barberini a legato delle tre provincie.
La corrispondenza tra il Maestrato e l'Ambasciatore ferrarese a Roma assicura la sua partenza al 30 novembre 1642 e l'arrivo nella capitale la sera del 17 dicembre.
Quale prefetto della Congregazione dei Vescovi e dei Regolari prese parte ai lavori per la soppressione dei piccoli conventi, ma soprattutto usò la sua influenza per difendere gli scolopi, che sin dalla fine degli anni Trenta erano visti con sospetto dal S. Uffizio; dopo alterne vicende riuscì a conseguire importanti successi, avviando il processo di beatificazione del fondatore Giuseppe Calasanzio e ottenendo nel 1669 da Clemente IX la reitegrazione completa dell'Ordine.
Nel 1663 fa richiesta della cittadinanza ferrarese per sè, per i monsignori suoi nipoti e per il cugino marchese Marzio. Il 13 dicembre il Maestrato accondiscende, rilasciando il privilegio di cittadinanza in ampla forma, libero dal qualunque condizione.
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