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Testimonianza di Fabiola e Miller

 

     Tutto si svolse in pochi minuti: il mio unico figlio Simone, a soli 13 anni, cadde in coma fra le mie braccia la mattina del 26 settembre 1988, a causa di un’improvvisa e devastante emorragia celebrale.

     La mia fede non era abbastanza grande da poter dire non sia fatta la mia volontà, ma la Tua. Pregavo la Madonna, che solo allora capivo fino in fondo quanta sofferenza avesse provato ai piedi della Croce.

     Dopo tredici giorni di calvario, la vita di Simone si fermò, e con la sua anche la nostra.

     Qualche accenno d’imbarazzo “all’incredibile fatalità”, la richiesta di qualche dettaglio sul “come è successo”, e subito i consigli: “la vita va avanti”, “fai quello che ti senti”, “trovati un altro lavoro”, poi tutti scompaiono, sollevati come se il dolore fosse qualcosa di contagioso e nessuno capisce che di fronte alla morte di un figlio non c’è distrazione possibile.

     Allora rivediamo la nostra fede, se l’abbiamo, cercando di scavarla, di penetrarla, di cogliere il vero significato di frasi che tante volte abbiamo pronunciato. Solo Gesù, io pensavo, ha parlato di “Vita Eterna”, solo Lui ha detto: “Chi crede in me non morirà”. Nella più buia e profonda solitudine di allora trovavo un po’ di pace solo in Chiesa, chiedevo al Signore e a mio figlio, che ho sempre sentito vivo nel mio cuore,  e uniti all’unisono come e più di prima, al di là di quelle ragioni del cuore, che la ragione non comprende.

     La risposta al dolore è solo nella Croce e rovesciando tutto, si dà un senso a tutto. La fede può iniziare solo con un po’ di speranza, ma è una conquista giornaliera, una strada in salita, ma sai che quando inciampi il Signore ti sorregge e trovi la forza di proseguire.

     Siamo stati accolti in parrocchia e per anni abbiamo lavorato cercando di dare un senso alla nostra vita, chi soffre inizia, pur nello smarrimento, il suo percorso di apertura e donazione.

     Sentivamo però il bisogno di conoscere genitori provati come noi, conoscevamo il gruppo “Genitori in Cammino” e siamo sempre andati alla Santa Messa annuale di maggio in memoria dei nostri ragazzi, ma è solo da qualche anno che partecipiamo agli incontri mensili in Seminario.

     Conoscere tante persone dove basta uno sguardo per capirci e sostenerci, parlare la stessa lingua, è come un balsamo per i cuori feriti.

     Il nostro cammino di fede e di apertura verso chi soffre, ci da serenità, l’unico modo che abbiamo per dimostrare a nostro figlio che la sua breve vita terrena, non è stata vana.

                                        

                                                                                                   Fabiola e Miller


Genitori in cammino - ultimo aggiornamento:  martedì 21 luglio 2015