Genitori
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Omelia dell’Arcivescovo Mons. Paolo Rabitti.
Solennità dell'Ascensione del Signore
per i
“Genitori in Cammino”
Sapete bene che per fare un accordo musicale ci vogliono tre note almeno; così come, per capire un colore, bisogna che il colore sia circondato di altri colori, altrimenti il monocolore è monotono e non riesce a rifulgere in tutta la sua luce e la sua peculiarità. Il
primo capitolo del mistero, la prima nota della sinfonia, che vorrei un
poco meditare con voi è molto, molto ardua. Forse è il capitolo umano più
difficile, più indecifrabile e più oscuro di tutta la nostra vita. È il problema
della morte. È il problema della vita che si schianta. È il problema di un
rapporto che improvvisamente si interrompe, un rapporto che faceva parte
essenziale della nostra vita. E
io vi confesso che, più ancora della morte, mi fa impressione l’atteggiamento di
Gesù di fronte alla morte. Perché Gesù sapeva cosa è la vita e cos’è la morte;
soprattutto Gesù sapeva e sa bene dove va a finire la vita e ancora di più Gesù
sapeva – e lo ha detto come messaggio radicale del suo Vangelo – che “la vita
non è tolta ma trasformata”. Dice
il Vangelo: “Gesù passava da Nain, paese vicino al suo territorio, a pochissimi
chilometri da Nazareth; “passava”. Nulla è a caso; e quel passare di Gesù sembra
in qualche modo molto illuminativo per noi. Se noi potessimo vedere con gli
occhi di Dio vedremmo che Gesù ci passa accanto ogni minuto, ogni ora. Mentre
egli “passava” si è parata davanti a Gesù una scena delle più drammatiche del
mondo. Portavano al cimitero un giovanetto, figlio unico di una vedova. Più
tragedia di così! Andiamo
a Lazzaro: la stessa scena preceduta da un rimprovero: “Gesù, se tu eri qui mio
fratello non sarebbe morto!”. Perché la sorella aveva già avuto sentore della
potenza di Gesù, e Gesù invece sembra quasi prendere alla leggera quell’affermazione-rimprovero:
“Tuo fratello non è morto!”. Marta replica: “Lo so; se tu alludi ad una
risurrezione finale lo so: nell’ultimo giorno risorgerà”. Allora Gesù dopo aver
pianto in modo drammatico, (dice la Scrittura che le sue viscere si scossero
dentro di lui) ha detto: “Io sono la resurrezione e la vita; chiunque vive e
crede in me non morirà in eterno”. E noi non sappiamo, non vediamo nell’ordine della verità di Dio che cosa succede quando si fa un peccato nel mondo. E qui certamente non alludo solo ai peccati personali; penso ai peccati dell’umanità intera: deve prodursi un tale disordine, un tale cataclisma, che in un qualche modo nemmeno Dio, sulle prime, è capace di rimettere ordine: perché si origina un disastro catastrofico. Se a qualcuno di voi è successo di andare ad Auschwitz, (luogo in cui, davanti agli occhi – come se si assistesse ad un film dell’horror – passano le scene più inaudite, il male più bieco e più scientifico), viene da chiedersi: “Ma come è possibile a mente umana fare tanto male ad altri uomini?”. Dopo due ore di visita, non si sopporta più un tale “itinerario di morte”; bisogna fermarsi; bisogna respirare un po’. Ma
l’interrogativo ritorna prepotente: “Come ha fatto Dio a sopportare l’umanità
macchiata di delitti di questo genere?”. E noi ad Auschwitz vediamo l’opera di
quattro anni, una “fetta” di mondo. Dio cosa dirà del mondo quando lo vede tutto
insieme: tutti i mali di tutti i tempi? Vede il disastro che si compie negli
ospedali (alludo all’aborto) vede i disastri che si fanno psicologicamente (le
calunnie): vede il disastro globale del peccato. E non lo vede per un anno, per
quattro, lo vede per i millenni. Questa è la prima mia nota, molto tenebrosa; e voi, che siete qui presenti, avete un’esperienza veramente scarnificante nella vostra vita. Non devo io parlarvi di morte: la conoscete bene! Però: ecco la novità assoluta di Cristo, del Vangelo e della Chiesa: la morte è vinta!
Gesù al ragazzo di Nain e a Lazzaro ha detto proprio la parola: “Risorgi!”; e
Lui stesso dopo la sua morte, preceduta da sudore di sangue, dopo aver sofferto
la morte come nessun altro uomo, è stato annunciato al mondo come il “Risorto da
morte”. La terza mia nota è sincronica con le prime due: 1) La morte è un disastro di
fronte al quale perfino Dio sembra impotente; Oggi è la festa degli uomini, non solo di Gesù. Gesù è andato dal Padre e ha detto: “Vado a prepararvi un posto!” Se non fosse così vi avrei ingannato!
Vado ma torno a voi; vado a preparare un posto per voi. Siccome Gesù doveva
adoperare le nostre povere parole umane, per spiegarsi bene ha detto così. E’
tenerissima questa parola di Gesù. Proviamo ad immaginare la scena: Gesù che va
dal Padre e dice: “Padre, io ho nel mondo milioni di fratelli, che per me sono
come unico fratello”. “Guarda che quel mio fratello, quella mia sorella che sono
nell’umanità, li voglio con me” Gesù ha detto proprio così: “li voglio con me”. Il
terzo discorso, pertanto, non è più drammatico come il primo: è luce, è gioia.
Si può piangere ed essere nella gioia, perché Gesù ha proprio detto così: “Voi
piangerete, il mondo riderà, ma la vostra gioia nessuno potrà togliervela”.
Oggi, festa dell’Ascensione, è la festa della nostra gioia. Gesù è andato al Padre non per lasciarci soli, ma per aspettarci; e per paura che fossimo orfani ha detto: “Vi mando la mia forza, il mio fuoco, la mia vita, il mio amore e Lui – lo Spirito Santo – vi attrezzerà perché il Paradiso sia la vostra casa”.
Ecco cosa volevo dire, cari familiari che avete avuto lo schianto della morte in
casa. Volevo dirvi che sappiamo capire, per quanto è possibile, anche se non oso
dire: “So cosa vuol dire per una madre ed un padre perdere un figlio” Il fatto
però che i Sacerdoti sono qui presenti tanto numerosi, vuol dire che, nella
vostra Parrocchia, voi siete quelli a cui loro hanno prestato molta attenzione,
solo per farvi vedere un po’ di cuore della Chiesa.
Dunque non è più solo dolore terribile, incredibile, ma è anche, attesa,
speranza. So che il vostro gruppo, il vostro Movimento, denominato “Genitori in Cammino”, sta realizzando tante iniziative a servizio degli altri: consolare quelli che sono nel medesimo dolore; aiutare quelli che vogliono fare gli apostoli; dare in Parrocchia un nuovo servizio, tanto quanto è stato lo schianto. Questo è straordinario: è la vera trasfigurazione del dolore. Io vi ringrazio di questa presenza e so capire che cosa c’è nell’animo. Sappiate voi stessi capire cosa c’è dentro queste mie parole. Vorremmo esservi vicini; ma vorremmo che queste tre parole: la
morte,
fossero i tre capitoli a cui ogni giorno voi ricorrete per avere, non la gioia
del mondo ma la gioia che viene da Cristo! |
Genitori in cammino - ultimo aggiornamento: martedì 21 luglio 2015 |