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Omelia dell’Arcivescovo Mons. Paolo Rabitti.

Solennità dell’Ascensione del Signore
Celebrazione Eucaristica
per i “Genitori in Cammino”

03 Maggio 2008 – Cattedrale

  

Carissimi “Genitori in cammino”, la festa che oggi celebriamo viene chiamata “Ascensione del Signore”; e traduce l'espressione con la quale gli Evangelisti descrivono il passaggio di Gesù da questa terra al Padre (ascendere = portare in cielo; in greco: analambano = sollevamento, assunzione, reintegrazione). 

Ma potremmo chiamarla: “il ritorno a casa”;
                                  “il rimpatrio”;
                                  “il rientro”;
                                  “l'intronizzazione nel Regno” del Primogenito della nuova
                                   famiglia dell'Unigenito Figlio di Dio.

Oggi il Padre esulta perché il suo diletto Figlio rientra a casa: “uomo-Dio”.

Oggi la terra dovrebbe impazzire di gioia perché il “Figlio dell'uomo” ha avuto riaperte le frontiere della Patria.

Oggi Gesù è proclamato “capo e guida” (= in greco “archegòn” [At 5,31] cioè: condottiero della marcia che ci riporterà in Dio.

Oggi siamo assicurati che la morte non è l'ultimo atto della vita, perché si va preparando un “posto” (Gv 14,3) per ogni persona che si apre alla fede.

La morte non è l'estuario ultimo dell'esistenza, ma sarà gettata “in uno stagno di fuoco” (Ap 20,14). “Non vi sarà più la morte” (Ap 21,4). “Abbiamo un sommo Sacerdote che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio” (Eb 4,14). 

*   *   * 

Gli Apostoli sono descritti, nel giorno dell'Ascensione, in modo singolare: “Estatici, con gli occhi al cielo”. Un tale atteggiamento è in sé molto bello, come dice il salmo 34,6 “guardate a lui e sarete raggianti”; e come dice la lettera agli Ebrei: “teniamo fisso lo sguardo su Gesù” (Eb 12,2) o come dice il Profeta Michea: “ma io volgo lo sguardo al Signore” (Mi 7,7). 

Anche per voi questo atteggiamento è diventato abituale.

Quante volte avete recitato le dolenti parole: “ad te clamaus exules filii Evae, ad te suspiramus gementes et flentes” (Salve Regina). “Piangendo alzò gli occhi al cielo” (Dn 13,35) viene detto di chi si trova nella disperazione. 

Voi siete stati raggiunti da una sofferenza tale da schiantare una persona, una famiglia, una fede, una speranza e l'esistenza stessa. 

Penso alle parole che, a Betania, le sorelle di Lazzaro rivolsero a Gesù: “Signore se tu fossi stato qui, il mio caro non sarebbe morto” (Cfr. Gv 11,32).

Quante volte Voi, Mamme e Papà, le avrete fatte vostre! 

E, recuperando la fede e la fiducia Voi avete ricominciato a pregare il Padre che è nel cielo. Quasi vi è tornata insipida la terra, insignificante la vita, desiderabile il cielo, congeniale la preghiera, irrilevante la storia della terra. Avete distolto gli occhi dalla terra delle lacrime, per innalzarli al cielo della speranza.

Tutto bene. 

Ma oggi – “giorno del cielo di Gesù” – è il “giorno della terra”, per noi e per voi.

Lui è là, ma Lui ritornerà.

Lui sta lavorando per noi, ma noi dobbiamo lavorare per Lui. 

Avete udito le parole del Vangelo: “andate dunque”.

Incontrando, nel vostro infinito dolore, la fede e la vicinanza di fratelli di fede, voi siete diventati ambasciatori di speranza.

Dio vi sta illuminando per farvi capire a “quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di grazia ha in serbo per voi”(Ef 1,18: II lettura).

Dio vi sta assicurando interiormente che accanto a suo Figlio Gesù c'è il vostro figlio che vi guardano, vi guidano, vi aspettano, vi stanno preparando un posto, dandovi la serena fiducia che dove sono loro sarete anche voi nella gloria. 

Dove andare dunque, se il comando di Dio per voi è “andate”? A fare del bene.

A riempire di bene coloro che ne hanno bisogno.

A riunirvi per consolarvi e consolare.

A riempire i giorni che avreste immaginato vuoti, il giorno del vostro lutto, con una profonda conoscenza del cristianesimo, aiutati dai Sacerdoti che tanto vi seguono.

A dare un aiuto i Seminaristi  i quali – mentre si allenano a diventare padri per tutti – si allenano, oggi, ad essere figli di voi tutti. 

Nella desolazione della vostra angoscia, con il provvidenziale incontro dell'Associazione “Genitori in cammino”, è fiorita la vostra carità.

Il figlio in cielo vi ha procurato nuovi figli in terra. 

Questo figlio in cielo vi sospinge ad “andare”.

Papà-Mamma fate del bene, in nome mio! Il vostro bene fatto a chi voi aiutate è un bene per lui, il vostro caro; è un bene fatto a Gesù che “ritiene fatto a Lui ciò che viene fatto ai suoi fratelli” (Cfr. Mt 24,40).

Andate! Ogni giorno l'elenco dei figli che muoiono e dei genitori che si disperano si infittisce. C'è bisogno di chi, dalla verità di ciò che è andato sperimentando, si muova ad incontrare chi visita i cimiteri ma non ritrova speranza; chi erige monumenti ma non esce dall'angoscia. 

C'è bisogno di chi testimoni che il dolore che permane nel cuore si illumina però di nuova luce, se inquadrato dalla certezza che Gesù è in cielo a custodire i nostri cari; se si vede che noi – come dice San Pietro – “afflitti da varie prove siamo ricolmi di gioia perché fissiamo la nostra speranza, quando Cristo si rivelerà” (1Pt 1,6.8). 

Ecco la grande notizia del giorno dell'Ascensione: “Noi, i vivi, saremo rapiti insieme con i morti in Cristo; saremo rapiti con loro tra le nuvole per andare incontro al Signore e così saremo sempre con il Signore” (Cfr. 1Ts 4,17).

Terminerò con le stesse seguenti parole di San Paolo: “confortatevi dunque a vicenda con queste parole” (1Ts 4,18).
 


Genitori in cammino - ultimo aggiornamento:  martedì 21 luglio 2015