Sale del Garofalo
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Il busto di Ercole II

Sale del Garofalo   Sale del Garofalo

Il busto, in pietra calcare, di Ercole II risale alla metą del Cinquecento, all'epoca in cui il Palazzo, di origine quattrocentesca, dopo essere stato donato da Leonello d'Este a Folco di Villafora, passato poi in successione a nobili famiglie - Strozzi, Sacrati, Rossetti, Costabili -, per opera di Alfonso Trotti, alla cui famiglia era da ultimo pervenuto, subì radicali restauri, soprattutto con la sistemazione del monumentale ingresso nel 1553. Qui, al di sopra del poggiolo «entro nicchia protetto da conchiglia» trovò collocazione «quasi in trionfo» il busto del Duca.
Il soggetto, la datazione e l'impianto compositivo collegano strettamente questa scultura con il Busto di Ercole II attribuito a Prospero Sogari Spani detto il Clemente (Reggio Emilia, 1516-1584), ora alla Galleria Estense di Modena, ma in origine nella "Camera della Pazienza" nel Castello di Ferrara. L'attribuzione dell'esemplare ferrarese può essere ricondotta al medesimo ambito stilistico dello Spani, avvertendo però che, proprio a metà Cinquecento, lo scultore Alessandro Vittoria (Trento, 1525 / Venezia, 1608) metteva a disposizione del Duca la propria operosità artistica.

Il soffitto del Garofalo

Sale del Garofalo

«Garofalo, nel 1519, esegue per Girolamo Sacrati, la cui famiglia rimarrà proprietaria del palazzo dal 1501 al 1540 ca., la decorazione del soffitto di una sala a piano terreno.
Il soffitto è diviso in una doppia volta a vele gotiche con costoloni incrociati, poggianti su robuste mensole che scandiscono i lati della volta in complessive sei vele monocrome. Al centro si stende una decorazione esagonale che simula una balaustra, appoggiati alla quale stanno raccolti in conversazione sette figure tra maschili e femminili (un cavaliere barbuto con un largo cappello rosso, un vecchio dal volto segnato dal tempo, un negro con una scimmietta al guinzaglio, ecc.) che guardano verso il basso. Tutt'intorno, la volta è decorata con fregi, cammei, grottesche, medaglioni con figure allegoriche, scene mitologiche e bibliche. Nelle quattro tabelle poligonali sono riconoscibili tre episodi mitologici: Prometeo dilaniato dall'avvoltoio; Apollo e Marsia; Prometeo e Nettuno. In una di queste tabelle, presso la finestra di destra, appare la data "MDXVIII". Nei medaglioni, scanditi a tre per ogni vela, appaiono busti di uomini (uno dei quali è stato identificato nell'autoritratto di Garofalo) e donne nelle tre età della giovinezza, della maturità e della vecchiaia, mentre nei due tondi, laterali all'apertura centrale, sono rappresentati Mosè e la prova dei carboni ardenti e il Giudizio di Salomone; nelle vele al di sopra dei peducci centrali sono dipinte le maestose figure di David che schiaccia la testa di Golia e Giuditta con una tabella con la scritta "E PATRIA".
Nelle lunette, private della loro decorazione originale, rimangono soltanto alcuni brani di episodi biblici di difficile comprensione iconografica, per la loro frammentarietà».
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